Circa un terzo degli episodi di mal di schiena acuti sono destinati a ripetersi, anche a breve termine o, ancora peggio, vanno incontro a una persistenza, fino a divenire lombalgia cronica. Un recente lavoro di Pinheiro et al. (2015), consistito in una review di contributi della letteratura internazionale sull’argomento, ha messo il luce come la concomitante presenza di depressione peggiori e complichi il decorso del mal di schiena e come un approccio multimodale possa essere l’unico vincente.
Dai quaderni del nostro ministero della salute risulta che il mal di schiena colpisce almeno una volta nella vita circa l’80% della popolazione (secondo altre fonti più del 90%). Rappresenta una delle principali cause di perdita delle giornate lavorative: si è calcolato che solo negli USA la lombalgia è responsabile della perdita di 100 milioni di giornate lavorative ogni anno. È stato constatato che nel caso di primo episodio di lombalgia, le possibilità che il mal di schiena si ripeta varia dall’1.5% al 36% ogni anno.
Se si considera invece il dolore nella sua globalità, ovvero tutte le sindrome dolorose frequenti e meno frequenti che affliggono l’individuo, si arriva a una prevalenza fino al 60% per anno con un danno economico stimato del 3 % del prodotto interno di ogni singolo stato.
Da un punto di vista temporale il dolore si distingue in acuto e cronico. Si definisce dolore cronico quello presente da ormai 3/6 mesi.
Facendo invece riferimento alle cause e ai meccanismi fisiopatologici che determinano la sintomatologia algica, il dolore si può distinguere in nocicettivo (somatico e viscerale) e neuropatico. Il dolore nocicettivo è prevalentemente un dolore ad insorgenza acuta e causato dalla attivazione di recettori (nocicettori), presenti a livello somatico e viscerale. Un esempio di dolore nocicettivo è quello che si verifica dopo un trauma. Il dolore neuropatico è tipicamente causato da una modificazione o da una alterazione nella trasmissione dell’impulso lungo le afferenze somatosensoriali. comprende sia il dolore dovuto a alterazioni della percezione sensitiva in conseguenza di un precedente danno ad un nervo (dolore da deafferentazione), ma anche quello dovuto ad una modificazione del tono simpatico (sistema nervoso autonomo), a nevralgia (Es. la nevralgia del trigemino)o neuropatia periferica.
La stessa noxa patogena può però determinare in un primo tempo un dolore nocicettivo e in un secondo tempo un dolore neuropatico (ad esempio l’ernia discale). Inoltre non è raro che la stessa patologia possa produrre contemporaneamente entrambi i tipi di dolore (si parla in questo caso di dolore misto nocicettivo/neuropatico).